ANTON DOHRN E LA STAZIONE ZOOLOGICA

di Anita Curci


Con enormi sacrifici e grande tenacia, Anton Dohrn (1840-1909) nell’inverno del 1874 fondò la Stazione Zoologica di Napoli, inglobata nel parco dell’odierna Villa Comunale e nota col nome di “Aquarium”.


Furono anni duri, soprattutto per le estenuanti, lunghe trattative con la municipalità, ma grazie al suo impegno, alla passione per la zoologia, all’interesse verso la storia e le origini dei vertebrati e degli animali marini, lo scienziato polacco riuscì a realizzare quel laboratorio in riva al mare: una vicinanza indispensabile per le ricerche collegate alla biologia acquatica.


Originario di Stettino, studiò medicina e zoologia, laureandosi nel 1865. Dohrn aveva avuto come maestro il filosofo tedesco Ernest Haeckel, aderendo in seguito alle teorie di Darwin, che gli fornirono degli spunti indispensabili e fondamentali per sostenere quei risultati sistematici a cui giunse.


Le sue ricerche lo portarono alla compilazione di saggi di certo rilievo scientifico quali: “L’origine dei vertebrati”, “Studi sulla storia primitiva dei vertebrati”.


Allo scopo di operare ricerche sulla fauna marina presente nelle feconde acque del Mediterraneo, Dohrn nell’ottobre del 1868 si era messo in viaggio verso la Sicilia, approdando a Messina, dove intendeva approfondire i suoi studi in maniera pratica e immediata, servendosi di una vasca smontabile e molto capiente, da lui chiamata acquario, onde scrutare la vita dei pesci senza distoglierli dal loro habitat naturale.


Appassionato ed entusiasta dei risultati che progressivamente gli mostravano le potenzialità produttive del suo lavoro, pensò di istallare una sorta di stazione acquatica dove esporre particolari specie di animali, visitabile da parte del pubblico e da cui trarre vantaggi economici per finanziare autonomamente le ricerche marine. Purtroppo in quella zona, a causa delle difficoltà ambientali e di insediamento, l’idea non poté trovare un valido e utile riscontro. Decise, quindi, di spostarsi a Napoli, località assai fertile circa le varietà acquatiche marine, ma anche di particolare importanza per la costante presenza di turisti, scienziati e ricercatori, che avrebbero di certo apprezzato e sostenuto l’iniziativa.


Dohrn raggiunse la città partenopea e ottenne dal Comune, non senza faticosi negoziati, uno spazio prospiciente la spiaggia, all’interno dell’allora Villa Reale, dove egli fece costruire una palazzina dalle gradevoli caratteristiche architettoniche. Fu eretta, allora, una delle prime Stazioni Zoologiche europee, destinata a dare lustro alla città e a collocarla in un importante scenario di attrattiva scientifica e culturale di richiamo mondiale. I personaggi più eminenti vi si recarono, essendo diventato l’acquario un fondamentale punto di ritrovo degli uomini colti del tempo.









Premiati furono gli sforzi del naturalista polacco-tedesco – il quale ricevette nel 1897, dalla municipalità di Napoli, la cittadinanza onoraria - e della sua giovane moglie e collaboratrice Maria Braranowski,  sposata nel 1874, dacché la Stazione aveva rapito immediatamente l’interesse del mondo delle scienze, fornendo un momento di grande sviluppo delle metodologie di ricerca marina. Da quel momento iniziarono i vari pellegrinaggi dall’Europa, le visite e i suggerimenti, i quali non fecero altro che arricchire i laboratori di materiale utile agli studi e agli approfondimenti.


I lavori di costruzione dell’edificio erano iniziati nel 1872 basandosi sui progetti dell’architetto Oscar Capocci, proseguiti poi dallo scultore Adolf Von Hildebrand.


Le linee della facciata dal gusto rinascimentale si devono alla mano dello scultore tedesco che le preferì al progetto avanzato dal Capocci, il quale prevedeva una diversa plasticità estetica per quella stazione che avrebbe ospitato l’Acquario più antico d’Europa.


Dell’architettura della struttura, che si erge a pochissima distanza dalla spiaggia di Mergellina, si può dire che è uno degli esempi più particolari del neorinascimento a Napoli, per i tracciati figurativi sintetizzati, per i colonnati e gli archi dei finestroni resi in maniera semplicistica e ispirati, perlopiù, ai modelli costruttivi fiorentini d’antica memoria, fortemente voluti da Adolf Von Hildebrand.


Antonio Dohrn e sua moglie – nonostante l’ossessione delle ricerche – riuscirono a dedicarsi anche alle questioni decorative dell’edificio, commissionando dipinti murari con soggetti marinari di grande effetto nelle sale al primo piano, realizzati dal pittore Hans Von Marées, che si occupò degli sfondi ispirati a paesaggi napoletani e sorrentini.


Oggi si possono ammirare delle varietà di specie animali dalle piccole dimensioni, qualità acquatiche prima sconosciute all’occhio umano; in alcune sale (il museo) è possibile anche osservare una serie di reperti e fossili, antichi organismi marini, testimonianza di un costante lavoro di ricerca e di catalogazione mai abbandonato. Sono circa ventitré le vasche allestite e organizzate con pietre vulcaniche. Esse rispondono ad un capacità variabile tra i duecentocinquanta e i sessantanovemila litri ed ospitano numerosi esemplari viventi provenienti dal golfo di Napoli e dalle aree limitrofe; si conservano, inoltre, quasi tutte le classi d'invertebrati esistenti.                                          


La stazione Zoologica, denominata in seguito “Anton Dohrn”, rappresenta uno degli acquari più moderni e ricchi al mondo; particolare interesse è fornito dai programmi educativi  messi a punto per i visitatori, e da attività di conservazione e reintroduzione per specie in estinzione, come accaduto per le tartarughe marine.


Anton Dohrn ebbe quattro figli, tra cui Rinaldo (1880-1962), che  successe al padre, nella proprietà e nella gestione della Stazione Zoologica, proseguendo con impegno e amore l’iniziativa avviata anni addietro dai genitori.


Rinaldo si sposò nel 1913 con Tatjana Giwago, donna di spiccato temperamento, amante della cultura e delle arti. Iniziò così un nuovo capitolo della loro vita nella città partenopea dove si trasferirono stabilmente. Abitarono probabilmente nel palazzo in via Crispi fatto erigere dai suoi genitori. Pare, addirittura che al civico 105, forse nello stesso appartamento da essi abitato, viva ancora una loro figlia, Antonietta, dei tre avuti a Zurigo, laddove erano stati costretti a rifugiarsi in occasione del primo conflitto mondiale (1915).


Al rientro a Napoli nel 1921, dopo un lungo periodo di abbandono, non fu semplice il ripristino delle attività, fino ad allora male organizzate dalla gestione comunale. Fu un momento assai difficile per la famiglia Dohrn, la quale si vide improvvisamente sottratta dal Comune la Stazione e tutto il meraviglioso mondo scientifico che vi orbitava intorno.


Rinaldo non si fece intimidire, forte del carattere audace e saldo ereditato dal padre, e non dimentico dei sacrifici da egli affrontati, iniziò una dura battaglia legale che alla fine vinse, ma con non poche e basse negoziazioni di provenienza dittatoriale. Infatti Rinaldo fu costretto a sottoscrivere (obbligato da un ministro fascista) un contratto col quale rinunziava ad ogni diritto sulla Stazione Zoologica fondata dal genitore, divenendo semplice amministratore delegato e cedendo, in tal modo, la posizione di Presidente dell’Acquario (a lui legittimamente appartenuta) ad un funzionario comunale. Tuttavia questi compromessi non scoraggiarono il figlio di Antonio Dohrn, il quale proseguì la politica paterna avviando una serie di utili e nutriti contatti con le Università  e con i Governi di molti Stati europei.


Con la morte di Rinaldo, alla conduzione della Stazione, subentrò a sua volta il figlio Peter, laureato in medicina e biologia, coadiuvato con passione dalla sorella Antonietta, la quale dopo diverse peripezie riuscì a rimanere legata alla stazione, un tempo di proprietà del nonno, facendosi assumere come ricercatrice e collaboratrice dal Ministero competente.


Peter, ultimo rappresentante dei Dohrn a dirigere l’Acquario, fu presente alla stazione fino al 1966.


Dal 1982 la “Stazione Zoologica Anton Dohrn” è sottoposta all’autorità del Ministero della Pubblica Istruzione, la quale, fortunatamente, non ha mai smesso di promuovere operazioni di ricerca, conservazione e reintegro di animali acquatici nel loro ambiente naturale, nonché attività di informazione e diffusione.


 

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